Buongiorno lettori,
in questo periodo non facile per il nostro Paese, noi del Salotto cerchiamo di farvi un po' di compagnia, ed eccoci allora pronte per una nuova intervista. Oggi a Un divano per tre accogliamo Sarah Arenaccio, autrice di Nata sotto il segno della sfiga di cui parleremo venerdì. Intanto godiamoci la sua intervista e diamole un caldo benvenuto!
Sarah Arenaccio
Ciao Sarah, siamo davvero felici di ospitarti oggi a “Un divano per tre”.
Pronta a rispondere alle nostre curiosità ?
Pronta! (Più o meno…)
Pronta a rispondere alle nostre curiosità ?
Pronta! (Più o meno…)
Hai pubblicato il tuo romanzo in self e ora sei passata a una CE. Cosa ti ha spinta a fare questa scelta?
Mi dispiaceva non dare una Casa a Beatrice e Anthony, penso proprio la meritassero ed eccola qui! Literary Romance li ha accolti a braccia aperte e ne sono davvero felice.
Quanto tempo impieghi normalmente a scrivere un romanzo?
Dipende: non avendo ancora trovato un genere d’elezione, sperimento abbastanza e questo mi porta a impiegare più o meno tempo su un testo anziché su un altro. Direi comunque non più di otto mesi, per ora.
Descrivi che scrittrice sei con tre aggettivi.
Eclettica, curiosa, esigente.
L’idea: deve essere vincente e originale. I personaggi: ben caratterizzati e che emergano dalle pagine. E un’ottima penna: come dico sempre “L’italiano è importante”, quindi la padronanza della lingua non va trascurata.
Quali sono, secondo te, gli ingredienti per una storia ben riuscita?
L’idea: deve essere vincente e originale. I personaggi: ben caratterizzati e che emergano dalle pagine. E un’ottima penna: come dico sempre “L’italiano è importante”, quindi la padronanza della lingua non va trascurata.
Cos’hanno di te i tuoi personaggi? Ce n’è uno in cui ti riconosci di più?
I miei personaggi hanno tutto e niente di me. Mi spiego meglio: ognuno di loro ha almeno un pizzico di Sarah, perché avendoli concepiti io è come se fossero un pochino figli miei. E quali figli non assomigliano almeno un po’ alla madre, scusate? Il personaggio in cui mi riconosco di più, forse, è proprio Beatrice. Anche se siamo diverse, ha quell’ingenuità di fondo che mi appartiene.
Il libro che avresti voluto scrivere e perché.
Oh, beh, quanto tempo abbiamo? Scherzi a parte, non saprei sceglierne solo uno: Dio di illusioni di Donna Tartt per la padronanza linguistica e la trama avvincente; Le vergini suicide di Jeffrey Eugenides per la tematica particolare e la prosa superba; La versione di Barney per l’ironia dissacrante. Vado avanti?
Cosa credi che accomuni o differenzi le autrici straniere da quelle italiane?
In prima battuta, mi viene in mente la lingua. Sarò ripetitiva, ma in questo caso scrivere in inglese, per esempio, consente di raggiungere un pubblico notevolmente maggiore, mentre in Italia, si sa, i lettori sono pochi già in partenza. Inoltre, credo che le autrici straniere si focalizzino sugli sviluppi della trama molto più di quanto facciamo noi autrici del Bel Paese.
La città in cui vivi influisce in qualche modo nella tua scrittura?
Tutto influisce sulla scrittura, persino in maniera inconscia. Quindi, perché la mia città , che è la più bella del mondo (non vi arrabbiate, per ognuno la propria città è la più bella e guai se non fosse così!) dovrebbe fare eccezione? Tranne in alcuni casi, le mie storie sono ambientate proprio a Roma.
La nostra intervista finisce qui! Ti ringraziamo per aver partecipato e ti auguriamo buona fortuna per i tuoi progetti futuri, insieme a un grande in bocca al lupo per il tuo nuovo romanzo!
CONTATTI AUTRICE:
L'appuntamento con l’autrice non si è ancora concluso, vi aspettiamo venerdì con l’approfondimento del suo romanzo “Nata sotto il segno della sfiga”. Stay tuned!
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